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Nella Valle delle Ossa di Maria Vittoria Nicora, classe II E

Attività: 

“Sai !Koga, mi piace moltissimo questo posto, apparentemente tranquillo ma ricco di tantissimi pericoli. Proprio come i luoghi terribili e letali descritti nei testi di avventura!” disse Max mentre assaporava un sorso di tè.

“In effetti è molto affascinante, ma qui la natura non guarda in faccia a nessuno e ognuno per sopravvivere deve contare solo sulle proprie forze e abilità… non è facile come sembra” replicò !Koga .

“A proposito, chissà come sta mio padre, nel bel mezzo della valle, alla ricerca di quei due terribili criminali! Sono un po’ preoccupato. Noi ce ne stiamo qui tranquilli, al fresco e al riparo dal sole, mentre lui sta attraversando il deserto con poche scorte di cibo e di acqua inseguendo quei due mascalzoni!” mormorò Max abbassando lo sguardo con un sospiro.

Infatti i due ragazzi si trovavano all’interno di un accampamento nel bel mezzo del deserto insieme a tutti i geologi di Londra, colleghi del padre di Max, Oscar.

Egli, fra i geologi, era il più appassionato e il più coraggioso, tanto da lasciare l’accampamento e i suoi compagni per inseguire due criminali che avevano progettato di manomettere le risorse idriche della Namibia. Proprio per questo motivo erano giunti dall’Inghilterra e Oscar aveva portato anche suo figlio Max, che sarebbe rimasto nell’accampamento insieme ad alcuni suoi colleghi e a !Koga, un ragazzo boscimano della sua stessa età, che viveva nella valle con la sua famiglia, in una tribù.

“Anche io sono un po’ in pensiero per tuo padre,” disse !Koga, “ma non devi preoccuparti, i suoi colleghi sono sempre in contatto con lui attraverso il walky talky. Tutto è sotto controllo.” continuò il ragazzo boscimano con sguardo rassicurante, stringendo le mani di Max.

Passarono alcuni giorni e all’improvviso nessuno ebbe più notizie di Oscar. La radio dell’accampamento aveva perso il collegamento con il walky talky del giovane geologo e nessuno sapeva dove fosse, come stesse e se avesse bisogno di aiuto.

Passarono altri giorni, ancora niente. Max era sempre più preoccupato, !Koga cercava di tranquillizzarlo ma invano.

Il vero problema era che i geologi non potevano muoversi dalla base, ma dovevano rimanere lì in attesa di qualche segnale. Del resto si sarebbe occupata la polizia. Però la base dei poliziotti più vicina si trovava a più di 500 km di distanza e i soccorsi non sarebbero arrivati subito.

Nell’attesa, Max decise di fuggire per cercare suo padre e convinse !Koga ad andare con lui. Nella notte i due ragazzi lasciarono l’accampamento. Non fecero in tempo a prendere scorte di cibo e di acqua, !Koga prese solo la sua sacca con strumenti che li avrebbero aiutati nel cammino.

“Dunque, tuo padre era diretto verso nord-ovest. Andiamo.” disse !Koga con tono esperto.

“Dobbiamo raggiungerlo e in fretta, se vogliamo salvarlo e se vogliamo sopravvivere.” aggiunse Max.

Iniziarono dunque il cammino.

Camminarono e camminarono per giornate intere in mezzo al deserto, senza acqua e senza cibo, senza una meta precisa…

Una certezza però la possedevano: il loro obbiettivo erano le montagne.

!Koga procedeva a ritmo svelto, come se non percepisse la fatica, mentre Max con il respiro affannato cercava di stargli dietro.

Non poteva lamentarsi o mostrare segni di affaticamento, perché avrebbe rallentato !Koga, nonostante fosse stato lui stesso a convincerlo a cercare suo padre e ad addentrarsi nella valle. Non poteva cedere.

Tuttavia, a un certo punto del viaggio, egli non riuscì più a sostenere la fatica e cadde a terra stremato. !Koga, anziché rimproverargli di aver voluto fuggire nonostante le sue scarse abilità, lo rassicurò ancora una volta. Estrasse con gesti esperti dell’acqua dal suolo e la portò a Max, senza preoccuparsi di tenere parte dell’acqua per sé.

Dopodiché ripresero il cammino, ma un altro problema li aspettava. Raggiunsero un’oasi, dove si riposarono sotto l’ombra di alcune acacie e dove poterono colmare la propria sete bevendo l’acqua di un lago che spiccava con il suo color verde cristallino in mezzo al deserto arido.

I due ragazzi si dissetarono, si rilassarono e ripartirono. !Koga prese anche alcuni frutti commestibili che trovò lì vicino prima di riprendere il cammino. Tutto stava procedendo nel migliore dei modi e le montagne si stavano avvicinando.

Però la notte stessa Max si sentì male, con nausea e mal di stomaco.

!Koga comprese che era stata l’acqua del lago, non completamente pulita come quella delle bottigliette, a causare il malore di Max, che non era abituato a bere dell’ acqua non potabile.

Arrivò l’alba e !Koga procurò a Max un’erba particolare, dicendogli:

“È un’erba curativa, mangiala e ti sentirai meglio.”

Max stava impazzendo. Doveva mangiare un’erba mai vista prima, dall’aspetto orribile e probabilmente dal gusto poco piacevole. Però !Koga aveva cercato per tutta la notte un rimedio per la sua nausea, così Max, per esprimere tutta la sua gratitudine, gli fece un cenno con la testa e si infilò tutta l’erba in bocca.

Nonostante il pessimo sapore, nel giro di un’ora si sentì molto meglio.

Ripresero il cammino e in pochi giorni raggiunsero le montagne. Percorsero diversi sentieri ricchi di crepacci, buche, dislivelli, sino a quando !Koga si accorse della presenza di alcune impronte umane fresche, probabilmente appartenenti ad Oscar.

Però c’erano molte impronte e segni di trascinamento che portavano ad una grotta.

“!Koga, sul terreno ci sono impronte di più uomini e segni di trascinamento… i criminali potrebbero aver fatto del male a mio padre!” mormorò Max preoccupato.

“Scopriamolo subito” disse !Koga con tono deciso, ma con un’espressione preoccupata.

I due ragazzi entrarono nella grotta, dove trovarono Oscar a terra.

Max si pietrificò e mormorò con un filo di voce: “È… è morto?!?”

!Koga si avvicinò al corpo di Oscar, lo scrutò e poi si girò verso Max sorridendo: “No, sta solo dormendo!”

I due ragazzi svegliarono Oscar, che raccontò loro di aver trovato i due criminali, di averli legati e portati all’interno della grotta con lui, prima di addormentarsi.

Max, !Koga e Oscar controllarono ogni angolo della grotta senza però trovare nessuno.

“Sono scappati!” disse Oscar arrabbiato e deluso.

“Dobbiamo raggiungerli!” continuò.

“No, papà, adesso dobbiamo solo pensare a come tornare alla base.” disse Max.

!Koga a quel punto si ricordò della presenza di un’altra città non molto lontano da lì. Una volta raggiunta la città avrebbero potuto contattare sia la polizia che i colleghi di Oscar e così fecero.

Quando il padre di Max incontrò i suoi compagni fu felicissimo ma al contempo deluso, per aver fallito la sua missione.

Una “sorpresa” però lo aspettava: i due criminali erano stati catturati proprio dai suoi compagni, che li avevano sorpresi fuggire mentre raggiungevano la città per incontrare Oscar e i ragazzi.

La “missione” era terminata.

 

Maria Vittoria Nicora, classe II E