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Inchiostro simpatico - Giornalino on-line

​Il giornalino “Inchiostro simpatico” nasce con l’intento di far conoscere le iniziative promosse all’interno del nostro Istituto e di raccogliere le migliori espressioni creative dei nostri alunni.
Tutti gli alunni possono proporre articoli, interviste o loro produzioni da pubblicare e naturalmente i docenti sono invitati a segnalarci iniziative o testi.
Da quest’anno, in una rinnovata veste grafica, ha un aspetto più simile ai giornali tradizionali, ma … non fatevi trarre in inganno! I redattori stanno infatti preparandosi ad utilizzare le nuove tecnologie e, spulciando qua e là nel nostro giornalino, troverete, oltre agli articoli tradizionali, anche qualche podcasting!
Per chi, invece, vuole rileggere un articolo o curiosare tra le edizioni degli anni passati, in "Cerca - Archivio anno" può selezionare l'anno interessato.
Responsabile del Progetto Giornalino: prof.ssa Accordino Catia
Redattori: gli alunni e gli insegnanti dell'intero Istituto

Anno scolastico 2017-2018

In una bella giornata di sole, i miei amici Diego, Marco ed io, giocavamo al parco con il pallone.

Ci stavamo divertendo, quando il pallone andò sotto un albero.

Lì vedemmo quattro pezzi strappati di una mappa di Tradate.

La mappa era molto vecchia e ingiallita.

Aveva un’aria sinistra.

Cercammo in tutti i modi di ricomporla e dopo mezz' ora ci riuscimmo.

Essendo stupefatti, ci incamminammo fin dove ci portava quella mappa.

Passando tra i palazzi, le case e le scorciatoie giungemmo in un vicolo cieco.

Ci accorgemmo, però, che sulla mappa c’era un buco.

Il mio amico Diego scoprì, con molta fatica, che quel buco indicava l’unico tombino che c’era nel vicolo.

Nessuno voleva andare lì dentro perché c’era una puzza tremenda, essendovi la fogna della città.

Poi io e i miei amici ci facemmo coraggio e vi scendemmo dentro.

Coprendoci il naso con la maglietta, ci dividemmo nei canali sotterranei della città.

Vidi di tutto lì dentro: dalla scatoletta di verdura, allo shampoo per i capelli…finchè i canali si congiunsero in un unico punto.

Guardandoci sconvolti non sapevamo cosa fare, quando, all’improvviso, vedemmo qualcosa che luccicava.

Andammo vicino all’oggetto misterioso e lo alzammo.

Era una barchetta di diamante!

Era alta mezzo metro e lunga un metro.

Eravamo diventati ricchi!

 

Gioele Banfi, II E

Marco, un uomo adulto molto alto, con i capelli marroni, coraggioso, di circa quarant'anni, è partito con il suo elicottero privato dall'aeroporto di Milano, per raggiungere un suo collega in un'isola delle Filippine.

Dopo qualche ora di viaggio però, si accende una spia: Marco capisce che ha finito la benzina e, in seguito ad uno strano rumore, comprende che un motore è guasto.

Poco lontano scorge un'isola.

Dall'aspetto si vede che è disabitata, ma è la sua unica speranza di salvezza, così, senza indugiare, prende il paracadute e si butta di sotto.

Per sfortuna proprio in quel momento, si alza un forte vento, che spinge Marco in acqua.

Appena caduto in mare, si mette a nuotare, ma, per via della stanchezza, si addormenta e si lascia in balia delle onde.

Marco si risveglia solo il giorno dopo e capisce di trovarsi sull'isola, che aveva notato.

Ha molta fame e ha la gola secca.

L'isola è ricoperta principalmente da foreste, ma non ci sono pericoli, così Marco si addentra nel fitto della boscaglia alla ricerca di cibo.

Dopo un'ora di cammino, si trova davanti il suo elicottero precipitato.

Appena lo vede, si fionda al suo interno e prende ciò che possa tornargli utile: un machete, un'accetta, un'ascia, una pistola, uno zaino e delle scorte di cibo e acqua, con cui può saziare la sua fame e sete.

Poco dopo, cala la notte, così Marco, dopo aver improvvisato una piccola capanna, si addormenta al suo interno.

Marco trascorre i primi giorni cacciando, cercando aiuto e fortificando il suo rifugio, finché decide di non rimanere più lì.

Così prende il suo machete, lo zaino, la pistola e le ultime scorte e si addentra nella foresta.

Dopo ore di cammino, quando è allo stremo delle forze, Marco si accorge della presenza di un edificio molto grande, corre in quella direzione e…. sorpresa!

Si tratta di un bunker abbandonato dell'esercito.

Si sviluppa su tre piani, di cui due sono scavati sottoterra.

Al suo interno ci sono ancora molte scorte, armi e vestiti.

Marco passa lì la notte.

Il giorno dopo, si sveglia di buon'ora per esplorare il bunker.

Dopo averne visto l'interno, esce e scopre che, dietro al bunker, ci sono ancora molti elicotteri funzionanti.

Così, dopo averne scelto uno, si alza in volo e nel giro di qualche ora arriva dal suo amico, che è molto contento di vederlo sano e salvo.

Isacco Martinelli, II E

“Sai !Koga, mi piace moltissimo questo posto, apparentemente tranquillo ma ricco di tantissimi pericoli. Proprio come i luoghi terribili e letali descritti nei testi di avventura!” disse Max mentre assaporava un sorso di tè.

“In effetti è molto affascinante, ma qui la natura non guarda in faccia a nessuno e ognuno per sopravvivere deve contare solo sulle proprie forze e abilità… non è facile come sembra” replicò !Koga .

“A proposito, chissà come sta mio padre, nel bel mezzo della valle, alla ricerca di quei due terribili criminali! Sono un po’ preoccupato. Noi ce ne stiamo qui tranquilli, al fresco e al riparo dal sole, mentre lui sta attraversando il deserto con poche scorte di cibo e di acqua inseguendo quei due mascalzoni!” mormorò Max abbassando lo sguardo con un sospiro.

Infatti i due ragazzi si trovavano all’interno di un accampamento nel bel mezzo del deserto insieme a tutti i geologi di Londra, colleghi del padre di Max, Oscar.

Egli, fra i geologi, era il più appassionato e il più coraggioso, tanto da lasciare l’accampamento e i suoi compagni per inseguire due criminali che avevano progettato di manomettere le risorse idriche della Namibia. Proprio per questo motivo erano giunti dall’Inghilterra e Oscar aveva portato anche suo figlio Max, che sarebbe rimasto nell’accampamento insieme ad alcuni suoi colleghi e a !Koga, un ragazzo boscimano della sua stessa età, che viveva nella valle con la sua famiglia, in una tribù.

“Anche io sono un po’ in pensiero per tuo padre,” disse !Koga, “ma non devi preoccuparti, i suoi colleghi sono sempre in contatto con lui attraverso il walky talky. Tutto è sotto controllo.” continuò il ragazzo boscimano con sguardo rassicurante, stringendo le mani di Max.

Passarono alcuni giorni e all’improvviso nessuno ebbe più notizie di Oscar. La radio dell’accampamento aveva perso il collegamento con il walky talky del giovane geologo e nessuno sapeva dove fosse, come stesse e se avesse bisogno di aiuto.

Passarono altri giorni, ancora niente. Max era sempre più preoccupato, !Koga cercava di tranquillizzarlo ma invano.

Il vero problema era che i geologi non potevano muoversi dalla base, ma dovevano rimanere lì in attesa di qualche segnale. Del resto si sarebbe occupata la polizia. Però la base dei poliziotti più vicina si trovava a più di 500 km di distanza e i soccorsi non sarebbero arrivati subito.

Nell’attesa, Max decise di fuggire per cercare suo padre e convinse !Koga ad andare con lui. Nella notte i due ragazzi lasciarono l’accampamento. Non fecero in tempo a prendere scorte di cibo e di acqua, !Koga prese solo la sua sacca con strumenti che li avrebbero aiutati nel cammino.

“Dunque, tuo padre era diretto verso nord-ovest. Andiamo.” disse !Koga con tono esperto.

“Dobbiamo raggiungerlo e in fretta, se vogliamo salvarlo e se vogliamo sopravvivere.” aggiunse Max.

Iniziarono dunque il cammino.

Camminarono e camminarono per giornate intere in mezzo al deserto, senza acqua e senza cibo, senza una meta precisa…

Una certezza però la possedevano: il loro obbiettivo erano le montagne.

!Koga procedeva a ritmo svelto, come se non percepisse la fatica, mentre Max con il respiro affannato cercava di stargli dietro.

Non poteva lamentarsi o mostrare segni di affaticamento, perché avrebbe rallentato !Koga, nonostante fosse stato lui stesso a convincerlo a cercare suo padre e ad addentrarsi nella valle. Non poteva cedere.

Tuttavia, a un certo punto del viaggio, egli non riuscì più a sostenere la fatica e cadde a terra stremato. !Koga, anziché rimproverargli di aver voluto fuggire nonostante le sue scarse abilità, lo rassicurò ancora una volta. Estrasse con gesti esperti dell’acqua dal suolo e la portò a Max, senza preoccuparsi di tenere parte dell’acqua per sé.

Dopodiché ripresero il cammino, ma un altro problema li aspettava. Raggiunsero un’oasi, dove si riposarono sotto l’ombra di alcune acacie e dove poterono colmare la propria sete bevendo l’acqua di un lago che spiccava con il suo color verde cristallino in mezzo al deserto arido.

I due ragazzi si dissetarono, si rilassarono e ripartirono. !Koga prese anche alcuni frutti commestibili che trovò lì vicino prima di riprendere il cammino. Tutto stava procedendo nel migliore dei modi e le montagne si stavano avvicinando.

Però la notte stessa Max si sentì male, con nausea e mal di stomaco.

!Koga comprese che era stata l’acqua del lago, non completamente pulita come quella delle bottigliette, a causare il malore di Max, che non era abituato a bere dell’ acqua non potabile.

Arrivò l’alba e !Koga procurò a Max un’erba particolare, dicendogli:

“È un’erba curativa, mangiala e ti sentirai meglio.”

Max stava impazzendo. Doveva mangiare un’erba mai vista prima, dall’aspetto orribile e probabilmente dal gusto poco piacevole. Però !Koga aveva cercato per tutta la notte un rimedio per la sua nausea, così Max, per esprimere tutta la sua gratitudine, gli fece un cenno con la testa e si infilò tutta l’erba in bocca.

Nonostante il pessimo sapore, nel giro di un’ora si sentì molto meglio.

Ripresero il cammino e in pochi giorni raggiunsero le montagne. Percorsero diversi sentieri ricchi di crepacci, buche, dislivelli, sino a quando !Koga si accorse della presenza di alcune impronte umane fresche, probabilmente appartenenti ad Oscar.

Però c’erano molte impronte e segni di trascinamento che portavano ad una grotta.

“!Koga, sul terreno ci sono impronte di più uomini e segni di trascinamento… i criminali potrebbero aver fatto del male a mio padre!” mormorò Max preoccupato.

“Scopriamolo subito” disse !Koga con tono deciso, ma con un’espressione preoccupata.

I due ragazzi entrarono nella grotta, dove trovarono Oscar a terra.

Max si pietrificò e mormorò con un filo di voce: “È… è morto?!?”

!Koga si avvicinò al corpo di Oscar, lo scrutò e poi si girò verso Max sorridendo: “No, sta solo dormendo!”

I due ragazzi svegliarono Oscar, che raccontò loro di aver trovato i due criminali, di averli legati e portati all’interno della grotta con lui, prima di addormentarsi.

Max, !Koga e Oscar controllarono ogni angolo della grotta senza però trovare nessuno.

“Sono scappati!” disse Oscar arrabbiato e deluso.

“Dobbiamo raggiungerli!” continuò.

“No, papà, adesso dobbiamo solo pensare a come tornare alla base.” disse Max.

!Koga a quel punto si ricordò della presenza di un’altra città non molto lontano da lì. Una volta raggiunta la città avrebbero potuto contattare sia la polizia che i colleghi di Oscar e così fecero.

Quando il padre di Max incontrò i suoi compagni fu felicissimo ma al contempo deluso, per aver fallito la sua missione.

Una “sorpresa” però lo aspettava: i due criminali erano stati catturati proprio dai suoi compagni, che li avevano sorpresi fuggire mentre raggiungevano la città per incontrare Oscar e i ragazzi.

La “missione” era terminata.

 

Maria Vittoria Nicora, classe II E

Era notte. L’aria del deserto era gelida e tagliente come tante piccole schegge di vetro sulla pelle. La luce della luna proiettava immagini paurose tra i massi, dove fino a poco tempo prima era acceso un fuocherello striminzito.

Max aveva gli occhi aperti, fissi davanti a sé, sull’immagine di !Koga e le sue armi, che luccicavano nel buio. Il ragazzo si alzò da terra, dove era rimasto sdraiato fino ad allora, e raggiunse l’amico. Max e !Koga, dopo aver superato una tremenda arrampicata, avevano trovato un riparo tra alcuni massi. Lì, secondo il boscimano, sarebbero stati al sicuro, almeno durante la notte. !Koga era di guardia e non distolse lo sguardo dall’orizzonte nemmeno quando Max gli si avvicinò.

Il boscimano non aveva mai fatto domande personali a Max, ma il quindicenne inglese si sentiva in dovere di dare alcune spiegazioni: “Mio padre è un geologo”.

La voce di Max era l’unico rumore oltre ad alcuni fruscii.

“E’ venuto qui, in Namibia, per difendere le risorse idriche di questa regione. E’ partito qualche mese fa e sono passate settimane da quella che doveva essere la data del suo ritorno. Per questo sono qui, per trovarlo. Ho idea che abbia dei nemici, ma non so chi siano”, proseguì Max.

!Koga non disse nulla.

Il mattino seguente i due ragazzi ripresero il viaggio e, dopo diverse ore di cammino, giunsero ad un accampamento. !Koga lo ispezionò, poi constatò che era abbandonato. Quando anche Max, incuriosito, raggiunse !Koga, si sentì un lamento. Il boscimano alzò di scatto il capo e fece correre lo sguardo sulle tende e sui sacchi. Si fermò quando vide un sacco muoversi. Gli si avvicinò lentamente e con un rapido movimento tagliò con un pugnale una fessura abbastanza grande da permettere il passaggio di una persona.

Ne uscì un ragazzo poco più basso di Max, con la pelle abbronzata, i capelli schiariti dal sole e gli occhi scuri. Quando vide Max e !Koga si mise in una posizione di difesa, ma il boscimano depose l’arma e il ragazzo si rilassò.

“!Koga”, il boscimano si indicò, poi indicò l’amico: “Max”.

Il ragazzo si indicò, poi scrisse alcune lettere sulla sabbia: “Kay”.

Max lesse ad alta voce.

L’altro annuì, poi cominciò a fare dei segni con le mani. L’inglese si stupì di quanto fossero semplici, sciolti e chiari. Stava spiegando a Max e !Koga cos’era successo all’accampamento. Un gruppo di uomini era giunto lì, con armi che la gente come Kay non aveva mai visto. Li avevano costretti ad andare con loro, le mani legate dietro alla schiena. Kay era riuscito a nascondersi.

Dopo il “racconto”, il ragazzo giurò che li avrebbe aiutati a trovare il nemico che, Max ne era ormai sicuro, aveva anche rapito suo padre. Si misero in cammino sotto le indicazioni di Kay, che conosceva un’oasi dove sperava di trovare il suo popolo e il padre di Max.

Dopo un altro paio di ore Max cominciò a veder spuntare per terra dell’erba.

Con grande sorpresa giunsero all’oasi.

Per prima cosa si dissetarono, controllando che in vicinanza non ci fossero animali feroci. In esplorazione trovarono, legato ad un albero, un uomo. A Max si inumidirono gli occhi. L’aveva trovato. Aveva il viso incrostato di polvere e delle ferite, ma era lui.

Max gli corse incontro.

“Papà!” gridò.

Lo liberò e si strinsero in un forte abbraccio, senza parlare, senza fiatare, per non interrompere quel forte legame. Solo dopo i minuti passati ad abbracciare il padre, Max si rese conto che lì vicino era legata anche la gente dell’accampamento di Kay.

Max sorrise. Li avevano trovati tutti. Ora non mancava altro che sconfiggere il nemico…..

 

AURORA NASO classe 2^E

Per la festa di halloween, secondo l’antica tradizione celtica, abbiamo realizzato con l’insegnante di tecnologia, della lanterne di carta plissettata SENZA l’uso di righelli, squadre, forbici e colla, ma solo usando la geometria “nascosta”  del nostro foglio formato A4 (21cm x 29,7 cm).

Successivamente, ognuno di noi ha decorato la sua lanterna seguendo il suo  gusto personale.

L’attività ci ha talmente appassionati che non riuscivamo a smettere di piegare “soffietti”.

Ci siamo sorpresi della possibilità di poter tracciare linee precise, parallele e perpendicolari tenendo come riferimento solo alcuni punti significativi del nostro foglio che è stato diviso in mezzi, in quarti, ottavi e infine in sedicesimi. Inoltre abbiamo sperimentato la grammatura della carta; diversi tipi di fogli si possono piegare più o meno facilmente in base al loro peso: 20 g la carta velina, 60 g la carta da schizzo, 80 g la carta delle fotocopie; questo ci ha permesso di riconoscere al solo tatto la carta, un materiale così comune, che, alle volte, con grande sorpresa ci rivela la sua silenziosa magia.

Le lanterne sono state illuminate con la luce fredda dei led e, al termine del loro uso, le abbiamo ripiegate appiattendole per trasportarle facilmente.

               

                                                           

8 novembre 2017

Classe IC

 

Il padre di Max si trovava in Namibia per difendere le risorse idriche da un criminale che voleva impossessarsene, il quale era stato pagato da un imprenditore per far affari illegali.

Max ricevette una lettera da parte del padre, nella quale questi gli scrisse di essere in pericolo e di andare alla polizia della Namibia per denunciare un uomo malvagio.

Max si recò in Namibia e, mentre cercava suo padre, conobbe un ragazzo Boscimano di nome  !Koga, esperto in sopravvivenza, che lo aiutò a superare le difficoltà della Valle delle Ossa. I due ragazzi vennero inseguiti da due uomini, pagati dal perfido imprenditore, che aveva saputo della lettera.

Fortunatamente per Max e !Koga, i due uomini furono sbranati da due leonesse.

Continuando le ricerche nel deserto i due amici trovarono un accampamento di Boscimani, parenti della tribù di !Koga. I nomadi gli chiesero perché girovagavano per il deserto del Kalahari e Max spiegò che stavano cercando suo padre scomparso in circostanze misteriose.

Due Boscimani si offrirono di accompagnarli e condurli alla città più vicina, per chiedere informazioni.

Partirono in quattro e dopo un giorno di cammino arrivarono a Usakos; cominciarono a fare domande agli abitanti, ma nessuno sapeva niente.

Ad un certo punto Max notò una macchina tutta impolverata con la targa inglese e gli sembrò strano che in una piccola città africana ci fosse un'auto così lussuosa.

Con i suoi amici si avvicinò, guardò all'interno, vide una giacca ed esclamò ad alta voce: “Ma è la giacca di mio padre!”. Subito sentì battere dei pugni dal bagagliaio. I due Boscimani in un secondo lo aprirono e fecero uscire il padre di Max.

Papà e figlio si abbracciarono, felici di essersi ritrovati.

Il padre di Max raccontò di essere stato rapito da un criminale pagato da uno spietato imprenditore, che voleva costruire un resort lussuoso in Namibia, con piscine, idromassaggi e fontane; aveva bisogno di molta acqua e voleva impossessarsi illegalmente delle risorse idriche del Paese.

Il padre di Max voleva impedirglielo, denunciandolo alla polizia, ma si ritrovò rapito e rinchiuso nel bagagliaio.

Dopo pochi minuti arrivò la polizia, che era sulle tracce della macchina inglese.

Mentre i poliziotti si facevano raccontare tutta la storia dal padre di Max, tornarono i due Boscimani, che si erano allontanati, con i malviventi legati.

Li consegnarono alla polizia e la sera stessa Max, suo padre e !Koga festeggiarono intorno a un fuoco nell'accampamento dei Boscimani.

Al rientro a scuola, in classe quarta B della Scuola Primaria “A. Rosmini", dopo le vacanze estive, abbiamo scritto e letto la seguente poesia
 

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LA lasse 3^ B della scuola Primaria “Rosmini” ha scritto il seguente articolo

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Oggi 20 settembre noi ragazzi della prima B accompagnati dalle professoresse Viola e Penati siamo andati in gita al Parco Pineta. Quando siamo arrivati lì dopo una lunga camminata la guardia parco ci ha spiegato che l’osservatorio è un centro didattico scientifico dove si studiano molte cose tra cui i pianeti. Ci ha mostrato la mappa del parco e ci ha detto che è protetto: non bisogna ad esempio cacciare gli animali o raccogliere i funghi. Ci ha spiegato che non si poteva entrare nel prato delle farfalle, perché se avessimo calpestato le uova, i bruchi e i bozzoli non ci sarebbe più stato il prato delle farfalle. C’è anche l’albero della luna, un albero americano che è stato donato al Parco Pineta. Siamo anche andati a vedere lo stagno con le rane e i girini e un muro pieno di rettili.

Quindi ci hanno condotto all’aperto per le varie attività tra cui un gioco di conoscenza, un esercizio di orientamento e una caccia agli insetti.

Nel primo gioco avevamo delle schede dove c’erano scritte delle frasi come: “Sai riconoscere una quercia?” oppure “Detesto il calcio!”. Chi si riconosceva nella descrizione doveva mettere sulla scheda il proprio nome. 

Un altro gioco divertente era simile alla caccia al tesoro. Avevamo sempre delle schede sulle quali erano indicati i punti cardinali da seguire e con il supporto di una bussola dovevamo cercare i cartelli da cui prendere le risposte.

Infine abbiamo cercato insetti nel bosco. Sempre divisi in gruppi abbiamo utilizzato strumenti diversi. Uno, ad esempio, era il setaccio: dopo aver scavato, si mette la terra nel setaccio, lo si scuote finché la terra non è scesa e si osserva ciò che rimane, ossia gli insetti del terreno.

In questa giornata trascorsa all’interno del Parco Pineta abbiamo fatto una bellissima esperienza ed è stato anche un modo per conoscere meglio i nostri nuovi compagni di classe.

                                             

                                  

                                                                                                                      La classe I B

Questa mattina invece di svolgere lezione in aula le professoresse De Lorenzo e Malchiodi ci hanno accompagnati a piedi al Parco Pineta. Qui abbiamo conosciuto Sara, una guardia del parco. Appena arrivati ci hanno spiegato ciò che avremmo fatto durante la mattinata illustrandoci i luoghi circostanti con delle mappe.

Dopo la spiegazione abbiamo iniziato le varie attività. Un gioco per conoscere i nostri compagni, uno di orientamento, poi una specie di caccia al tesoro e infine una “ caccia” agli insetti!

Per iniziare ci hanno portato in un prato e ci hanno distribuito delle schede, sulle quali c’erano scritte delle affermazioni. Il compagno di classe che si riconosceva in quella affermazione doveva apporre la firma sulla scheda. Ad esempio la scheda con l’affermazione “Sono salita su un cavallo” l’ha firmata Elisa perché lei monta a cavallo.

Durante il secondo gioco ci siamo divisi in coppie: un compagno bendato veniva guidato fino a toccare un albero per poi ripercorrere il tragitto per ritrovare lo stesso albero.

Nel terzo gioco eravamo divisi in gruppi con una bussola e un foglio con delle domande. Per trovare le risposte ci dovevamo orientare con la bussola e trovare il cartello con le indicazioni giuste.

Anche nel quarto gioco eravamo divisi in gruppi per raccogliere gli insetti. Dopo averli catturati (utilizzando un retino, un telo, un setaccio e degli aspiratori) li abbiamo osservati con delle lenti di ingrandimento. Questa è stata l’esperienza che ci è piaciuta di più: è molto interessante vedere da vicino un insetto con un esperto che te lo descrive.

Al ritorno poi ci è sembrato che il tempo volasse perché noi cantavamo mentre camminavamo e ci siamo ritrovati a scuola in un lampo.

                           

                               

                                 

                                   

                                       

                                                                         La classe I E

Anno scolastico 2016-2017

Vi proponiamo una selezione delle attività sportive che si sono svolte quest'anno nel nostro Istituto.

Gruppo sportivo di atletica leggera
Al fine di avvicinare gli alunni della scuola media all'atletica leggera e partecipare così ai campionati studenteschi d'atletica è stato proposto durante l'anno scolastico un Gruppo sportivo di atletica leggera 2 volte al mese, il mercoledì,  a partire dal mese di gennaio
Ecco qui sotto parte dei nostri mitici partecipanti!!!!!

Campionati Studenteschi di Atletica Leggera categoria cadetti (nati nel 2003/2004)
Dopo le gare di  corsa campestre, la nostra scuola ha partecipato ai Campionati Studenteschi di Atletica leggera per la categoria cadetti/e (nati/e nel 2003/2004). Dopo una selezione nel corso delle lezioni e del gruppo sportivo,
il 20 aprile 29 alunni di seconda e terza media hanno rappresentato la nostra scuola alla fase territoriale di atletica leggera a Cairate.
Le specialità erano: 80 metri piani, mezzofondo (1000metri), 80 m ostacoli, salto in alto, salto in lungo, lancio del vortex, getto del peso e staffetta. Le scuole presenti erano 23. Buoni piazzamenti per i gemelli Dominioni, Bregu, Mirenzio, Galmarini, Trecchi, Galli Jacopo, Summa, Zenoniani.
Per accedere alla fase successiva bisognava qualificarsi entro la undicesima posizione. ( I maschi infatti sono arrivati quinti, mentre le femmine decime ).
Così il 5 maggio  si parte per la Fase Provinciale. La nostra scuola è rappresentata da 7 maschi e 7 femmine.
Medaglie e buoni piazzamenti : Bronzo per Dominioni Pietro nel getto del peso(m. 9,85), Argento per  Summa nella Marcia( che poi  ha partecipato alle regionali arrivando 5°), quinto posto per Bregu e Dominioni Stefano nel lancio del vortex, settimo posto per Galmarini negli ostacoli e Mirenzio nel salto in alto.
Bravissimi a tutti!!!!

                  

Campionati Studenteschi di Atletica Leggera categoria ragazzi (nati nel 2005/2006)
Fase d' istituto categoria ragazzi (nati nel 2005/6)
Dopo aver rinviato per ben tre volte l'appuntamento al campo d' atletica per la consueta fase d' istituto d' atletica finalmente il 22 maggio …
Tutte le 5 prime partono per il Campo Sportivo di Viale Europa dove si disputeranno le gare. Le discipline sono diverse:  salto in lungo, vortex, lancio del peso, 60 metri, staffetta, 600 metri. Tutti gli alunni possono concorrere in almeno una disciplina, alcuni si cimentano in più gare, l'importante è partecipare!
Tutti sugli spalti delle tribune, in calzoncini e maglietta, ognuno aspetta il proprio turno, ingannando il tempo dapprima con chiacchiere e "pronostici",  poi seguendo la prima gara: i 60 metri maschili e, a seguire, femminile .  Dagli spalti il tifo anima gli spettatori che incitano con foga i propri compagni.
Poi ci si sposta direttamente sui campi per gareggiare nelle altre categorie: da un lato  gli atleti del getto del peso, dalla parte opposta di disputa il vortex e il salto in lungo.
Le gare si susseguono, gli atleti si scambiano, passando da una specialità all'altra mentre il sole picchia e fa sempre più caldo. Al termine dei concorsi, si disputa la gara di mezzofondo femminile e maschile.
Per ultimo le staffette: tutti risalgono sulle tribune pronti per un tifo da campioni che può incoraggiare chiunque!
“Forza, dai, sei il migliore”.
Al termine...si passa alle premiazioni.
Ogni classe vince in più di una disciplina.
I primi due di ogni specialità proseguono il loro percorso sportivo verso le provinciali, il 30 maggio, a Cairate.
Il ritorno a scuola sotto il sole è un po' faticoso, molti sono stanchi e accaldati ma tutti …. molto  felici!
Dopo la nostra fase d'Istituto 21 tra alunni e alunne sono “partiti” per rappresentare la nostra scuola alla fase successiva  a Cairate.
Medaglie: oro per Elisa Ardizzoni, 1^C, nel salto in lungo (m. 4,06), argento per Nicora Maria Vittoria, 1^E, nei 60 (9”16) m., bronzo per Marchacha, 2^C, nel salto in alto (m.1,29) e Kiemtore Ryan nel salto in lungo (m3,96), bronzo nella Staffetta femminile (1'01”60) e argento nella Staffetta maschile (57”88), un quinto posto per Almasio Filippo nel mezzofondo e per Calzavara Debora nel salto in lungo (m.3,38), settimo posto per Molica nella velocità e Tura nel vortex (m. 40,54).
Bravissimi tutti per la serietà e l'entusiasmo!!!!!!!

Torneo di pallavolo
Anche quest'anno, come ormai negli ultimi 11 anni, si è svolto il consueto Torneo di Pallavolo tra le classi terze. E' iniziato a dicembre durante le ore scolastiche, è continuato poi di pomeriggio all'interno del gruppo sportivo. Le partite sono state in totale 8. Dopo la grande partita che si è svolta il 25 febbraio 2017, gli alunni della 3^B sono riusciti a vincere contro la 3^C, classificandosi primi. L'insegnante Rovellini ha premiato i vincitori con una magnifica coppa. La 3^D si è classificata terza, seguita dalla 3^F. Al quinto posto si è classificata la 3ìF, seguita dalla 3^A ed infine dalle 3^E. Il Torneo di pallavolo è stata un'esperienza molto positiva e divertente perché ha permesso a tanti alunni di avvicinarsi a questo sport e di aumentare lo spirito di classe e la collaborazione tra compagni..per raggiungere un fine...
Ci siamo proprio divertiti.

Giulia Broggi 3^B

   

Se il primo di aprile l'insegnante di inglese annuncia alla classe che intende fare "un'interrogazione pubblica" davanti agli altri prof e ai genitori, gli alunni pensano ...... al pesce d'aprile! E invece non si tratta di uno scherzo. Ecco così gli studenti della I E, trasformati loro malgrado in attori, alle prese con analisi logica stesa sul filo con le mollette, dialogo in lingua e persino un tocco di esotismo: il ringraziamento in giapponese, usato come estremo tentativo per far desistere la prof! Ma invano. Non resta quindi che affrontare con coraggio  A TERRIFIC ORAL TEST!

Maria Pia Cerati

In allegato articolo dell'alunna Aurora Naso

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Quest’anno per motoria insieme ai giochi studenteschi di atletica leggera abbiamo fatto anche rugby.

Sono venuti gli esperti del Rugby Tradate a farci 4 lezioni in palestra, è stato molto interessante!

All’inizio pensavamo che fosse uno sport pericoloso, dove ci si poteva fare male ,ma gli istruttori ci hanno insegnato tanti modi di giocare e posizionare il corpo in modo da non rischiare infortuni.

Tutti gli esercizi sono stati molto particolari, diversi dagli altri sport di squadra sia per la forma della palla che per i passaggi che si fanno solo all’indietro. La cosa che mi è piaciuta di più sono stati i placcaggi dove bisogna fermare gli avversari “portandoli” a terra. Yari ci ha insegnato a fermarli prendendoli per le gambe e accompagnandoli a terra.

Le quattro lezioni sono finite con un incontro a 4 squadre al campo di atletica di Tradate…è stato bellisssimo giocare su un campo vero da rugby…che emozione!!!

Il rugby Tradate ci ha invitato alla festa del rugby  per dimostrare come si gioca un’amichevole…

Per l’anno prossimo spero di poter rifare quest’esperienza e diventare ancora più bravo.

Sono Giulia Armigliato, ho 11 anni e da tre anni pratico Judo.
     

Judo è il miglior impiego dell’energia perché utilizza quella dell’avversario a tuo favore.

Mi piace perché mi sento libera e quando sono arrabbiata, senza far male a nessuno, mi posso sfogare.

Ho iniziato perché mio papà è cintura nera, quindi Maestro, e all’età di 9 anni me lo ha fatto provare.

Mi è piaciuto “un sacco” e così ho continuato.

Spero anch’io un giorno di diventare cintura nera.

A scuola si sono svolte delle lezioni nella mia classe e insieme al Maestro abbiamo dimostrato alcune mosse.

Judo è difesa.

Tecniche in piedi: UKI-GOSHI e O-SOTO-GARI.

Tecniche a terra: AERI KATA e HON-GESA-GATAME.

Le lezioni svolte a scuola mi sono piaciute molto e, parlando con i miei compagni, ho scoperto che anche a loro ha fatto lo stesso effetto.

E’ stato proprio bello!

      

        

Giulia Armigliato classe 1° D

Lavoro prodotto dagli alunni dell'Istituto Comprensivo G. Galilei per progetto Erasmus+

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